Gioco d’azzardo:  noia, solitudine o ricerca dell’eccitazione? Se anche i calciatori si annoiano

Molto spesso i giocatori d’azzardo dichiarano di aver iniziato a giocare per passare il tempo, nel tempo libero appunto.

Data:
1 Dicembre 2023

Gioco d’azzardo:  noia, solitudine o ricerca dell’eccitazione? Se anche i calciatori si annoiano

Molto spesso i giocatori d’azzardo dichiarano di aver iniziato a giocare per passare il tempo, nel tempo libero appunto.

Molto spesso i giocatori d’azzardo dichiarano di aver iniziato a giocare per passare il tempo, nel tempo libero appunto. Persino il calciatore della Juventus Nicolò Fagiolo, recentemente coinvolto nel nuovo scandalo calcio scommesse assieme ad altri colleghi, ha affermato di aver iniziato a giocare della noia provata a causa del troppo tempo libero. Il calciatore, infatti, ha dichiarato: “all’inizio un calciatore, avendo molto tempo libero…finisce con il provare l’ebbrezza della scommessa per vincere la noia. Con il passare del tempo divenne un’ossessione. Lo facevano pure gli altri e non mi ponevo il problema che fosse illegale”.   Peccato che successivamente all’inchiesta per la violazione del Codice di Giustizia Sportiva che vieta ai tesserati di effettuare scommesse su eventi calcistici organizzati da FIGC, UEFA e FIFA, Nicolò Fagiolo è stato squalificato per dodici mesi dai campi di gioco. Ma è proprio così? Eppure mai come nella società contemporanea sono presenti opportunità, stimoli e offerta di svago per ogni età e ogni tasca, figuriamoci per un calciatore di serie A. Allora cos’è che spinge gli individui a giocare in modo compulsivo fino alla rovina economica, familiare, lavorativa e professionale ecc.? E’ evidente che ogni persona ha la sua storia e quindi le sue motivazioni, la sua fragilità e i suoi fattori di rischio. Dai nostri studi sappiamo che negli adulti la solitudine o il senso di frustrazione conseguente ad un fallimento spesso fa da leva per un gioco compulsivo. Ad esempio i cosiddetti giocatori per fuga con sindrome da dipendenza sono soprattutto anziani e casalinghe che utilizzano il  gioco come analgesico per l’ansia, la noia, la solitudine fino a vere e proprie forme di depressione. Negli ultimi tempi, anche a causa della grave crisi socio-economica, sono sempre di più anche le persone che hanno perso il posto di lavoro e sperano nella fortuna per risolvere i problemi economici. Nei più giovani, invece, è la ricerca di un diversivo caratterizzato da sensazioni intense alla base della motivazione al gioco. Nei giovani e negli adolescenti in particolare, il desiderio di misurarsi con esperienze nuove anche se rischiose è correlato al bisogni di misurarsi e di definirsi rispetto agli adulti. Nella società contemporanea sembra che le attività di routine, che fanno parte della quotidianità di ciascuno come ad esempio, fare i compiti, collaborare in casa, uscire nei soliti luoghi, siano facilmente associabili a sensazioni di noia e monotonia che possono essere gestite solo con attività maggiormente eccitanti. Esistono persone che hanno una personalità orientata alla ricerca costante di sensazioni eccitanti e di piacere tipici del tratto sensation-seeking eche per questo hanno la fantasia di poter controllare l’impulso sottovalutando le conseguenze anche spiacevoli di questo comportamento. Se a questo tratto temperamentale si unisce anche il fattore biologico e cioè un’alterazione del sistema di gratificazione e ricompensa (neuroni dopaminergici come nelle sostanze stupefacenti), il rischio di incappare in una dipendenza è elevatissimo! Allora come possiamo gestire al meglio queste sensazioni? Una delle domande che dobbiamo assolutamente farci è: voglio provare qualcosa di nuovo ed eccitante per mettermi alla prova, per testare i miei limiti, per discutere le regole che mi vengono imposte dai genitori? Oppure non riesco a tollerare la noia e la frustrazione e quindi vado a cercare un brivido perché in questo modo la mia vita ha più senso? In questo secondo caso non c’è dubbio che il fattore di rischio è più elevato perché la persona ha una tendenza a ricercare situazioni di rischio. Un’altra modalità è cercare di spiegare ciò che si prova alle persone fidate, dalle quali ci sentiamo compresi, persone empatiche e capaci di stimolare la ricerca di attività ugualmente stimolanti.

Infine, qualora non si riuscissero a gestire in modo funzionale queste sensazioni/emozioni negative, la possibilità di chiedere aiuto è sempre la più adeguata!

Ultimo aggiornamento

1 Dicembre 2023, 15:48

Commenti

Nessun commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Salvataggio di un cookie con i miei dati (nome, email, sito web) per il prossimo commento