Emozioni e adolescenti
“Adolescenti lanciano un petardo contro un senzatetto” ………….
Data:
7 Febbraio 2024
“Adolescenti lanciano un petardo contro un senzatetto” ………….
“Adolescenti prendono a calci una capretta durante una festa di compleanno”…………
Ultimamente i fatti di cronaca sempre più spesso denunciano questi eventi che richiedono probabilmente una riflessione più ampia rispetto all’analisi del fatto in se.
Le motivazioni o meglio le giustificazioni espresse conseguentemente a questi fatti sono sempre le stesse: “non pensavamo di fare male”, “era un modo per divertirsi”, “non abbiamo valutato le conseguenze”.
L’adolescenza è un periodo evolutivo dell’individuo dove la mancanza di considerazione delle conseguenze è un fatto molto frequente, bisogna però distinguere l’atteggiamento sano da quello problematico.
Sperimentare è un’attività necessaria in questa fase di sviluppo e proprio la predisposizione degli adolescenti a considerare in maniera meno importante le conseguenze delle proprie azioni predispone maggiormente ad esperienze più varie.
Ciò che distingue un compito evolutivo da un comportamento problematico è la frequenza di eventi in cui vengono adottati comportamenti inadeguati e la gravità dei comportamenti stessi.
Se per “divertirsi” è necessario provocare dolore ad un altro essere vivente, o rompere oggetti o arrecare danni a cose o persone, significa che non si provano emozioni sane o forse peggio non si percepiscono le proprie emozioni.
Difficoltà emotive e mancanza di empatia sono spesso la causa di atti di questo genere.
Le emozioni si provano ma si apprendono anche dai contesti in cui si vive, dalla capacità delle figure di riferimento di renderle chiare e riconoscibili, dall’educazione ricevuta nei contesti familiari e istituzionali in cui il giovane apprende la lettura dell’emozioni e la capacità di sentirle e viverle serenamente.
Anche le emozioni negative hanno un senso nella nostra esistenza, basta saperle interpretare e canalizzare in maniera non distruttiva ma evolutiva.
Quando leggiamo una notizia che ci racconta di fatti aggressivi compiuti da adolescenti dovremmo pensare che stiamo leggendo non di giovani cattivi ma di giovani sofferenti e in difficoltà, che è giusto che abbiano conseguenze dalle loro azioni ma è altrettanto giusto pensare di poterli educare ad un’emotività migliore e costruttiva. La sofferenza non riconosciuta viene agita con condotte aggressive verso se o gli altri.
Dobbiamo imparare ad ascoltare, a capire, a non giudicare e ad aiutare chi non sa comprendersi da solo trovando insieme soluzioni migliori da genitori, da professionisti, da amici, da insegnanti e da comunità educante.
Dott.ssa Giorgia Pietrobono Psicologa Psicoterapeuta Serd Asl Frosinone.
Ultimo aggiornamento
7 Febbraio 2024, 14:48
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